Ho fatto la 3a tappa dell’Itinerario I4 seguendo i segnavia: numerosi, ben posizionati e ora rafforzati da quelli aggiunti della Ciclovia Monaco Venezia. Avevo la cartina in mente e ricordi di paesaggi e luoghi frequentati da ragazza. Giovanna per Barubici.
Quasi una cicloturista, sempre a caccia di segnali. Percorsi: "Da Vittorio a Treviso" e "Da Cozzuolo a Ponte della Priula"
Indice
1. Concentrarsi sull’obiettivo.
Per questo vado veloce, per centrare l’obiettivo. Scesa dal treno a Vittorio il primo pensiero è stato: “…e ora arrivare a Treviso!”. L’anno scorso quando per Barubici ho rilevato i passaggi dei cicloturisti, avevo notato che andavano veloci, ora capisco perché: non per dar prova speciale di sé, ma per arrivare. Si va più veloci verso la fine della tappa.
2. Fare attenzione all’asfalto!
È una sorta di ritornello: fare attenzione alle crepe, alle buche e ai rattoppi dell’asfalto, àlle_̮crè-pe//àlle_bù-che//ài_rat-tòppi//dell’as-fàlto e si sa i ritornelli aiutano a dare regolarità alla pedalata.
3. Avere una pedalata agile e rotonda
per non affaticarsi e per non arrivare troppo stanchi. Funziona così: con qualsiasi bicicletta e qualsiasi paio di scarpe addosso, concentrarsi sulla spinta da ore 6 a ore 9 piuttosto che su quella da 3 a 6. Faccio anche un po’ di esercizio in corsa muovendo i pedali al contrario.
4. Godere del paesaggio.
Dopo l’obiettivo, l’asfalto e la pedalata viene il paesaggio. Si può godere di qualche brano di paesaggio in momenti di tranquillità: quando il percorso si fa di campagna, dove i cortili, i giardini e le case si mostrano volentieri; quando lungo il percorso ci sono finestre sul paesaggio: slarghi, strade a terrazzo o a argine fra due terre diverse; quando visivamente si collegano delle emergenze: colline e torri. Lo sterrato mi distrae molto e non vedo niente intorno.
Per questo vado veloce, per centrare l’obiettivo. Scesa dal treno a Vittorio il primo pensiero è stato: “…e ora arrivare a Treviso!”. L’anno scorso quando per Barubici ho rilevato i passaggi dei cicloturisti, avevo notato che andavano veloci, ora capisco perché: non per dar prova speciale di sé, ma per arrivare. Si va più veloci verso la fine della tappa.
2. Fare attenzione all’asfalto!
È una sorta di ritornello: fare attenzione alle crepe, alle buche e ai rattoppi dell’asfalto, àlle_̮crè-pe//àlle_bù-che//ài_rat-tòppi//dell’as-fàlto e si sa i ritornelli aiutano a dare regolarità alla pedalata.
3. Avere una pedalata agile e rotonda
per non affaticarsi e per non arrivare troppo stanchi. Funziona così: con qualsiasi bicicletta e qualsiasi paio di scarpe addosso, concentrarsi sulla spinta da ore 6 a ore 9 piuttosto che su quella da 3 a 6. Faccio anche un po’ di esercizio in corsa muovendo i pedali al contrario.
4. Godere del paesaggio.
Dopo l’obiettivo, l’asfalto e la pedalata viene il paesaggio. Si può godere di qualche brano di paesaggio in momenti di tranquillità: quando il percorso si fa di campagna, dove i cortili, i giardini e le case si mostrano volentieri; quando lungo il percorso ci sono finestre sul paesaggio: slarghi, strade a terrazzo o a argine fra due terre diverse; quando visivamente si collegano delle emergenze: colline e torri. Lo sterrato mi distrae molto e non vedo niente intorno.
Parole ritrovate lungo l'argine del Piave a Nervesa della Battaglia: Rete Natura 2000 |
Vittorio Veneto via Mascagni: stradina suggestiva, uno spaccato sulla campagna veneta. A destra segnavia a Volpago del Montello, punto idealmente collegato con Vittorio Veneto. |
2) In una pagina di giornale particolarmente densa (agosto 2014) le parole usate per parlare di viaggi in bicicletta erano: tappe fai-da-te, vacanza diversa, turismo slow, partire da soli, paesaggio, avventura, improvvisazione, scoperta, divertimento, ricerca interiore, viaggiare in solitudine, godere del panorama. Le mie parole sono in grassetto: preparare il viaggio, partire da sola, vedere chiaramente le cose e meditare, favorito dal gesto ripetuto e prolungato della pedalata.
Foto rubate a cicloturisti di passaggio che corrono veloci in via Baruchella e che fermi cercano ombra per uno spuntino a Santandrà. |
3) Il percorso est ovest ai piedi del castello dei Collalto è argine fra collina e pianura, due terre diverse. Guardando a sud oltre la distesa dei vigneti si vedono in lontananza le torri Grigolin. Collegho le due emergenze, il castello alle torri e penso ai prodotti che rappresentano: l’uva e i sassi. Dico: si, questa è la mia terra!
Emergenze visivamente collegate: il castello dei Collalto con le torri dei Grigolin, a nord e a sud rispetto il percorso cicloturistico. |
4) 10 a 1 per il paesaggio che incontro dopo il Ponte della Priula, destra Piave. Il vecchio tracciato della strada con vista sul Piave. La piazzetta di Nervesa, le biciclette appoggiate, i cicloamatori seduti ai tavolini con i loro spritz e poi le lievi salite dello stradone del Bosco, il fresco che scende, il rumore dell’acqua e le viste sulla pianura. Aria di casa.
I recenti segnali della Ciclovia Monaco Venezia che si sovrappone al percorso dell'Itinerario cicloturistico regionale I4 "Dalle Dolomiti a Venezia" |
Cose NO
1) Arrivo in stazione verso le 8. Il Treno delle Dolomiti parte da Treviso alle 8.21. Trovo l’ascensore chiuso. Ricorro a quello dentro la stazione che mi porta al sottopasso. Bicicletta in spalla quindi per arrivare al binario 5: supero la rampa di scale, l’altezza del treno e i tre gradini di quella metà del vagone che è stato trasformato in porta biciclette.
Il Treno delle Dolomiti con trasporto speciale per le di biciclette parte la domenica da Treviso alle 8.21 |
2) Attraverso con ansia il Ponte della Priula, non c’è percorso protetto per ciclisti e pedoni. La bicicletta ha uno specchietto retrovisore che uso sempre ma qui decisamente mi serve. Penso: “Ma come? È un passaggio obbligato per tutti gli itinerari che scendono da Vittorio Veneto e nessuna protezione?”
Grande paesaggio grande ricchezza: in primo piano il Ponte della Priula, il ponte ferroviario poco più a sud e sullo sfondo le fornaci calce Grigolin. |
3) Dopo la pubblica discussione sul cubo di Piazzale Roma a Venezia, vedo cubi dappertutto. Sembra che non ci sia punto di ritorno, accanto ai ruderi di vecchie case coloniche ci sono i cubi. Sotto quelli della Serafini e Vidotto.
Le cantine della "Serafini Vidotto": prime parole lette uscita con la mia bicicletta dalla stazione di Vittorio Veneto. |
Conegliano, gli itinerari attraversano zone residenziali recenti, la pista ciclabile esiste ma non valorizza i luoghi.
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