1 set 2015

BARUBICI SI MUOVE CON I CICLOTURISTI

Escursione in bicicletta da Vittorio Veneto a Treviso, lungo l' Itinerario cicloturistico regionale I4 "Dolomiti - Venezia", 23 e 30 agosto 2015.

Ho fatto la 3a tappa dell’Itinerario I4 seguendo i segnavia: numerosi, ben posizionati e ora rafforzati da quelli aggiunti della Ciclovia Monaco Venezia. Avevo la cartina in mente e ricordi di paesaggi e luoghi frequentati da ragazza. Giovanna per Barubici.

Quasi una cicloturista, sempre a caccia di segnali. Percorsi: "Da Vittorio a Treviso" e "Da Cozzuolo a Ponte della Priula"

Indice

Come funziona - 1. Concentrarsi sull’obiettivo - 2. Fare attenzione all’asfalto! - 3. Avere una pedalata agile e rotonda - 4. Godere del paesaggio Cose SI - 1. Riconosco il parco - 2. Cose per solitari - 3. Castello Collalto e torri Grigolin - 4. Sinistra e destra Piave Cose NO - 1. Ascensore chiuso - 2. Ponte pericoloso - 3. Vedo cubi - 4. Senza ombra né acqua


Come funziona

1. Concentrarsi sull’obiettivo. 
Per questo vado veloce, per centrare l’obiettivo. Scesa dal treno a Vittorio il primo pensiero è stato: “…e ora arrivare a Treviso!”. L’anno scorso quando per Barubici ho rilevato i passaggi dei cicloturisti, avevo notato che andavano veloci, ora capisco perché: non per dar prova speciale di sé, ma per arrivare. Si va più veloci verso la fine della tappa.
2. Fare attenzione all’asfalto! 

È una sorta di ritornello: fare attenzione alle crepe, alle buche e ai rattoppi dell’asfalto, àlle_̮crè-pe//àlle_bù-che//ài_rat-tòppi//dell’as-fàlto e si sa i ritornelli aiutano a dare regolarità alla pedalata.
3. Avere una pedalata agile e rotonda 

per non affaticarsi e per non arrivare troppo stanchi. Funziona così: con qualsiasi bicicletta e qualsiasi paio di scarpe addosso, concentrarsi sulla spinta da ore 6 a ore 9 piuttosto che su quella da 3 a 6. Faccio anche un po’ di esercizio in corsa muovendo i pedali al contrario.
4. Godere del paesaggio. 

Dopo l’obiettivo, l’asfalto e la pedalata viene il paesaggio. Si può godere di qualche brano di paesaggio in momenti di tranquillità: quando il percorso si fa di campagna, dove i cortili, i giardini e le case si mostrano volentieri; quando lungo il percorso ci sono finestre sul paesaggio: slarghi, strade a terrazzo o a argine fra due terre diverse; quando visivamente si collegano delle emergenze: colline e torri. Lo sterrato mi distrae molto e non vedo niente intorno.
Parole ritrovate lungo l'argine del Piave a Nervesa della Battaglia: Rete Natura 2000
1) Stazioncina di Vittorio Veneto piccola e silenziosa. Scendo e riconosco il parco dove con papà di ritorno dal Cadore ci si fermava per un gelato. Cerco i segnavia ma non li vedo, ho in mente la cartina e penso di sapermi orientare lo stesso. Trovo il primo segnavia dopo mezz’ora di piste ciclabili cittadine: sono a 55 km da Treviso e a 38 da Volpago del Montello.
Vittorio Veneto via Mascagni: stradina suggestiva, uno spaccato sulla campagna veneta. A destra segnavia a Volpago del Montello, punto idealmente collegato con Vittorio Veneto.

2) In una pagina di giornale particolarmente densa (agosto 2014) le parole usate per parlare di viaggi in bicicletta erano: tappe fai-da-te, vacanza diversa, turismo slow, partire da soli, paesaggio, avventura, improvvisazione, scoperta, divertimento, ricerca interiore, viaggiare in solitudine, godere del panorama. Le mie parole sono in grassetto: preparare il viaggio, partire da sola, vedere chiaramente le cose e meditare, favorito dal gesto ripetuto e prolungato della pedalata.
Foto rubate a cicloturisti di passaggio che corrono veloci in via Baruchella e che fermi cercano ombra per uno spuntino a Santandrà.

3) Il percorso est ovest ai piedi del castello dei Collalto è argine fra collina e pianura, due terre diverse. Guardando a sud oltre la distesa dei vigneti si vedono in lontananza le torri Grigolin. Collegho le due emergenze, il castello alle torri e penso ai prodotti che rappresentano: l’uva e i sassi. Dico: si, questa è la mia terra!
Emergenze visivamente collegate: il castello dei Collalto con le torri dei Grigolin, a nord e a sud rispetto il percorso cicloturistico.

4) 10 a 1 per il paesaggio che incontro dopo il Ponte della Priula, destra Piave. Il vecchio tracciato della strada con vista sul Piave. La piazzetta di Nervesa, le biciclette appoggiate, i cicloamatori seduti ai tavolini con i loro spritz e poi le lievi salite dello stradone del Bosco, il fresco che scende, il rumore dell’acqua e le viste sulla pianura. Aria di casa.
I recenti segnali della Ciclovia Monaco Venezia che si sovrappone al percorso dell'Itinerario cicloturistico regionale I4 "Dalle Dolomiti a Venezia"

Cose NO 
1) Arrivo in stazione verso le 8. Il Treno delle Dolomiti parte da Treviso alle 8.21. Trovo l’ascensore chiuso. Ricorro a quello dentro la stazione che mi porta al sottopasso. Bicicletta in spalla quindi per arrivare al binario 5: supero la rampa di scale, l’altezza del treno e i tre gradini di quella metà del vagone che è stato trasformato in porta biciclette.
Il Treno delle Dolomiti con trasporto speciale per le di biciclette parte la domenica da Treviso alle 8.21

2) Attraverso con ansia il Ponte della Priula, non c’è percorso protetto per ciclisti e pedoni. La bicicletta ha uno specchietto retrovisore che uso sempre ma qui decisamente mi serve. Penso: “Ma come? È un passaggio obbligato per tutti gli itinerari che scendono da Vittorio Veneto e nessuna protezione?”
Grande paesaggio grande ricchezza: in primo piano il Ponte della Priula, il ponte ferroviario poco più a sud e sullo sfondo le fornaci calce Grigolin.

3) Dopo la pubblica discussione sul cubo di Piazzale Roma a Venezia, vedo cubi dappertutto. Sembra che non ci sia punto di ritorno, accanto ai ruderi di vecchie case coloniche ci sono i cubi. Sotto quelli della Serafini e Vidotto
Le cantine della "Serafini Vidotto": prime parole lette uscita con la mia bicicletta dalla stazione di Vittorio Veneto.
4) Le strade che negli anni si sono adeguate alle auto sono senza alberi, quindi senza ombra per pedoni e ciclisti. I piccoli paesi di domenica sono chiusi e non ci sono fontane d’acqua in centro, che per i cicloturisti significa cercare l’acqua. Restano i cimiteri, sempre aperti, con rastrelliere, bagni e acqua fresca, ombra e riposo.
Conegliano, gli itinerari attraversano zone residenziali recenti, la pista ciclabile esiste ma non valorizza i luoghi.